La pensione sarà magra? Come investire se hai 25, 30 o 35 anni


Rita Annunziata

14.8.2023

Tempo di lettura: 3′

Gli under 35 andranno in pensione a quasi 74 anni con meno di 1.600 euro lordi. Ecco quanto dovrebbero versare in un fondo pensione per ottenere una rendita integrativa di 1.000 euro netti al mese

Secondo un’indagine condotta dal Consiglio nazionale giovani in collaborazione con Eures, per andare in pensione gli under 35 dovranno attendere i 69,6 anni di età, quando il valore dell’assegno medio lordo ammonterebbe a 1.249 euro

Pisani: “La combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale”

Per avere una rendita integrativa di 1.000 euro netti al mese, il versamento mensile partirebbe dai 130 euro di un 25enne che pianificasse la rendita all’età di 75 anni, in una linea di investimento azionaria

L’età pensionabile continua a lievitare, mentre i giovani fanno i conti con un costo della vita troppo elevato, discontinuità lavorative e salari sempre più bassi. Secondo un’indagine condotta dal Consiglio nazionale giovani in collaborazione con Eures, gli under 35 di oggi avrebbero diritto nel 2050 (ovvero all’età di 66,3 anni) a un assegno pensionistico pari a 1.044 euro lordi. Considerando che per lasciare la professione bisogna aver maturato un assegno 2,8 volte superiore al minimo, dovranno attendere i 69,6 anni di età, quando il valore dell’assegno medio lordo ammonterebbe a 1.249 euro, che corrispondono a 979 euro al netto dell’Irpef. Per ottenere un assegno più consistente dovrebbero compiere invece 73,6 anni, quando l’importo della pensione raggiungerebbe in media i 1.516 euro lordi (1.093 euro al netto dell’imposta sul reddito); per i lavoratori in partita Iva, in questo stesso scenario, l’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili (1.128 al netto dell’Irpef).

“La combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaiacon importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale”, osserva Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionali giovani intervenuta in occasione della presentazione della ricerca. Queste stime evidenziano “la grave distorsione del sistema pensionistico, così come attualmente definito, che non soltanto proietta nel tempo le diseguaglianze reddituali, rinunciando a qualsivoglia dimensione redistributiva, ma addirittura risulta punitivo verso i lavoratori con redditi più bassi, costretti a permanere nel mercato del lavoro (al di là dell’anzianità contributiva) per tre o addirittura sei anni più a lungo dei loro coetanei con redditi più alti e a una maggiore stabilità lavorativa”, interviene Alessandro Fortuna, consigliere di presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali.

A confermare un trend di aumento dell’età pensionabile concorre anche l’Ocse, che stima come i giovani entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni in Italia potranno andare in pensione solo a 71 anni, il dato più alto tra i principali paesi europei. Senza dimenticare il gap retributivo esistente tra giovani lavoratori e popolazione lavorativa generale. “Nel 2021, i lavoratori under 25 hanno ricevuto in media 8.824 euro, il 40% della retribuzione media complessiva, mentre i lavoratori tra i 25 e i 34 anni hanno ricevuto in media 17.076 euro, il 78% della retribuzione media”, spiega Pisani. Ricordando come uno scarto retributivo altrettanto consistente si manifesti anche tra donne e uomini.

Quanto versare per una rendita di 1.000 euro al mese

Partendo da questi presupposti, We Wealth ha contattato Andrea Carbone, divulgatore, economista, formatore e ideatore di smileconomy (società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale) per calcolare quanto dovrebbe versare un giovane di 25, 30 o 35 anni in un fondo pensione per ottenere una rendita integrativa di 1.000 euro netti al mese a 65, 70 o 75 anni a seconda del profilo di rischio. Come evidenziato nelle tabelle sottostanti, il versamento mensile dovrebbe oscillare tra i 130 euro di un 25enne che pianificasse la rendita all’età di 75 anni in una linea di investimento azionaria (100% MSCI World) e i 799 euro di un 35enne in pensione a 65 anni con un investimento a basso rischio (100% obbligazionario governativo europeo). “Le elaborazioni confermano che il tempo è un prezioso alleato: prima si inizia, minori sono le risorse da investire, a parità di obiettivo; un principio che vale anche per i giovani compresi tra i 25 e i 35 anni”, osserva Carbone.

“Inoltre, confermano che anche i mercati, soprattutto nel lungo periodo, sono degli alleati: il 35enne che andasse in pensione a 65 anni dovrebbe investire 799 euro in una linea a basso rischio, ma 502 euro in una ad alto rischio”, aggiunge. Infine, suggeriscono che il valore del tempo nella pianificazione finanziaria e previdenziale non è relativo solo all’età di inizio (25-30-35 anni) ma anche all’orizzonte temporale: pianificare risorse integrative per quando si avrà 65, 70 o 75 anni modifica di fatto in modo sensibile le risorse da investire. In altre parole, un 30enne in una linea ad alto rischio vedrebbe sostanzialmente dimezzarsi (161 euro) il versamento richiesto per avere una rendita a 75 anni rispetto a quello richiesto per averla a 65 anni (387 euro). “Se da un lato per un giovane oggi è spesso impossibile decidere se si vorranno risorse a 65 o 75 anni, la previdenza integrativa aiuta nella flessibilità, perché quando verranno raggiunti i requisiti per la pensione pubblica non sarà obbligatorio chiedere immediatamente la rendita al proprio fondo pensione, ma si potrà proseguire nel piano di investimento fino all’età desiderata”, conclude.